I segreti di Villa Jovis nei racconti di Carmela Cerrotta

Bella era bella, per di più sapeva cantare, danzare ed era una provetta guida turistica, che per quei tempi non era poco. Siamo agli inizi del Novecento quando Carmela Cerrotta, detta la Bella Carmelina per le sue evidenti grazie, riceve in concessione un pezzetto di terreno vicino alle rovine di Villa Jovis, là dove l’imperatore Tiberio si era isolato con la sua corte in contrasto col Senato romano. I vizi e le brutalità che gli erano stati attribuiti avevano contribuito a creare un’aura di terrore intorno alla sua memoria e quella terra è ancora intrisa di racconti nefasti, sebbene non avvalorati dalla storia. Proprio vicino al famigerato Salto di Tiberio, quel trampolino naturale da cui sembra che l’imperatore facesse precipitare le persone a lui sgradite (schiavi, nemici e anche la cognata Agrippina), sorgeva l’osteria di Carmelina e suo marito, un punto di ristoro che accoglieva con un bicchier di vino rosso e deliziose pesche inzuppate nel vino bianco viandanti, turisti che rientravano dalle passeggiate, e anche qualche nome famoso.

La tarantella di Carmelina

Qui fra canti e balli, verità e fantasie pare si fosse fermato anche Guglielmo II, Kaiser di Germania (le foto dell’epoca riportano un’insegna in tedesco: Hier ist die Tarantella von Carmelina) e l’archeologo Amedeo Maiuri, incuriositi da colei che si descriveva come l’ultima ancella di Tiberio e custode di tanti segreti. Ma il pezzo forte di Carmelina era la tarantella di mezzanotte: quando uscivano le stelle, era presa da una specie di furore mistico e si esibiva in un’ipnotica danza a piedi nudi sollevando i lembi della gonna rossa con uno spettacolo che ammaliava tutti. Affermava di aver appreso quei passi da una sua antenata che danzava per “Timberio” (così lo chiamano i capresi) in privato. E poi raccontava di come, nelle notti di luna piena, lo spirito dell’imperatore la raggiungesse, rivelandole gli intrighi e i vizi della Capitale. La bella guardiana dei ruderi, esperta delle dissolutezze dell’imperatore e della sua corte, aveva una fantasia fervida e di volta in volta incantava con nuovi aneddoti, ora aggiungendo un pizzico di pathos e di malizia ora illustrando luoghi con una tale passione da dare l’impressione di aver vissuto in prima persona le vicende che narrava.

La scoperta del sito archeologico

La sua attività divenne redditizia, ma un triste giorno tutto ciò finì. L’archeologo Maiuri riportò alla luce i tesori sepolti di Villa Jovis e i tanti segreti non furono più tali: i visitatori si recavano direttamente al sito senza fermarsi più dalla Bella Carmelina, in cerca di notizie ufficiali e per ammirare i preziosi reperti storici. Tanto fu il dolore per la Bella Carmelina, che in un assolato giorno di luglio del 1950 tagliuzzò tutte le sue vesti di ballerina e si lanciò dal balcone di casa, forse ispirandosi alla visione del Salto di Tiberio, o forse perché ormai vecchia non attirava più le attenzioni dei turisti. Ci resta qualche sua foto, che ritraggono i suoi tratti saraceni nel pieno della giovinezza, e una lapide fra via Tiberio e via Lo Capo, che così recita: «A Carmelina giustamente appellata bella – divulgatrice della storia di Timberio a Capri e delle bellezze dell’Isola. I Capresi memori posero», Capri, 20 ottobre 1985.

Credit: Costantino Esposito

Pubblicato su Isola di Capri Portal, 25/03/2021

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